L’ultimo
applauso si è appena spento nella sala Ossidiana. Gli allievi,
coraggiosi e disinvolti, davanti ad un gruppo di amici e parenti ha
appena superato “l’esame” finale del corso di teatro
e recitazione: esibirsi di fronte ad un pubblico. Applausi calorosi
anche per il docente, che sorride sornione: Pino Costalunga, attore,
regista, autore di testi teatrali, proprio quest’anno festeggia
il suo ventennale di attività.
Ma, Pino,
cosa è per te il Teatro e cosa ha significato nella tua esperienza
personale?
Il mio rapporto con il Teatro nasce già dai tempi del Liceo,
quand’ero studente. Ciò che mi ha fatto appassionare a
questa attività è proprio la scoperta dello stretto rapporto
corpo e parola che il “far teatro” esige. Lo studio di questo
rapporto è mezzo efficacissimo per aiutare la fantasia e la voglia
di comunicare insita in ognuno di noi.
Come consideri oggi il Teatro?
Una forma d’Arte fortemente in crisi per molti motivi differenti:
anzitutto lo strapotere della Televisione e la concorrenza del Cinema,
ma soprattutto una incapacità generalizzata interna al teatro
stesso, in ogni ordine e grado, di ripensarsi e quindi di rinnovarsi.
Questo è dato da una paura insita in molte compagini di affrontare
esperienze nuove e da una scarsa preparazione tecnica, artistica e,
molto spesso, culturale. Ci capita perciò in questi ultimi anni
di vedere messa in scena una specie di “muffa teatrale”
o qualcosa che sembra più celebrare la “morte del teatro”
che non la sua vitalità: spettacoli che sono una mostra museale
di qualcosa che non serve più e che non ha più niente
da dire e non aggiunge assolutamente nulla a quello che c’è
già o già si è visto. E’ per questo che nei
miei corsi, nel Veneto e fuori, tendo a portare avanti contemporaneamente
all’insegnamento di tecniche e metodi di recitazione, anche un
discorso ben preciso di difesa e di rinnovamento del Teatro, in modo
tale che ognuno di noi possa farsi carico di questo problema.
Come attore e regista tu hai avuto soddisfazioni e riconoscimenti
sia in Italia, anche con la RAI, che all’estero, ma cosa bisogna
fare per diventare attore?
Per diventare un uomo di teatro (badate che io non parlo mai di attore,
poiché ritengo unica l’esperienza di recitazione, regia
e scrittura) è necessario intanto considerare il teatro un lavoro
come tanti altri, lavoro artigianale che ha bisogno di dedizione, studio,
pazienza e soprattutto una forte dose di umiltà verso una tradizione
che ha millenni di storia alle spalle. Il teatro è in fondo un’arte
semplice ma molto alta, e come tutte le cose di questo tipo rischia
di essere o presa con troppa disinvoltura o caricata di connotazioni
che non gli sono proprie. Il teatro è prima corporalità,
poi intelletto. Il teatro è linguaggio: il linguaggio dei gesti,
delle parole, delle assonanze, dei ritmi.... e credo che una possibile
via al futuro del teatro sia proprio lo studio del linguaggio.
Cosa insegni ai tuoi allievi?
Insegno le tecniche per considerare la parola in funzione del corpo
e viceversa e per sfatare la diffusissima opinione che testo-dizione-movimento
siano tre cose diverse. Il mio primo invito agli allievi è quindi
quello di sgombrare la mente da pregiudizi del tipo: “il corpo
è basso-la mente è alta” o “tutto ciò
che è intellettuale esclude la corporeità”, eliminare
vizi di comportamento acquisiti in anni di “convenienze”
formali e sociali. In poche parole cerco di aiutare l’allievo
a ritrovare almeno in minima parte se stesso vero. Per questo penso
che l’affrontare lo studio delle tecniche teatrali possa servire
non solo agli addetti ai lavori, ma anche a chi del teatro non vuole
farne una professione, ma solamente un mezzo di crescita personale.
Quali i tuoi progetti per il futuro?
Molteplici: continuare la mia attività teatrale, la ricerca sul
comico e sul teatro dell’epoca Rinascimentale e Barocca Veneta
(col veneziano Teatroimmagine, che mi ha portato fortissime soddisfazioni
come vedere un mio testo teatrale oggetto di studio all’Accademia
Drammatica de Il Cairo, ed il successo che sta ottenendo soprattutto
all’estero); inoltre incrementare il lavoro di invenzione teatrale
(testi e regie) che è l’ambito che oggi mi interessa di
più e che mi ha dato maggiori risposte incoraggianti; e poi continuare
a tenere Laboratori Teatrali per adulti e ragazzi, come faccio da anni
anche qui.
Anzi quest’anno all’Ossidiana non solo continuerò
a tenere corsi di recitazione, ma anche un nuovo corso di “narrazione”
dove metterò a frutto e le mie esperienze di scrittura e le mie
esperienze di lavoro creativo con i ragazzi per insegnare agli adulti
a costruire e narrare storie.
Gianni
Gastaldon
|