Il
Canto, la voce rivelatrice di sensazioni e sentimenti, è da sempre
tra le manifestazioni istintive dell’uomo. Il termine Canto, nonostante
le molteplici definizioni a seconda delle epoche e degli stili, è
generalmente inteso come melodia o poesia, mentre, tecnicamente, può
indicare l’arte di modulare la voce umana per esprimere l’interiore
essenza dell’artista o dell’esecutore. E come ogni arte
comprende studi e pratiche indispensabili per la corretta emissione
e padronanza del mezzo vocale.
Ma quando più voci, magari di diversi registri e qualità,
si fondono assieme in un’armonia di suoni, stiamo parlando del
Canto Corale, del grande piacere di cantare ed esprimersi assieme ad
altre persone, ma anche di abilità personali, vocali e musicali.
Queste, affinate e potenziate a dovere, sotto una valida guida, permettono
quell’affiatamento che caratterizza il canto d’insieme,
creando la suggestiva atmosfera della polifonia.
Per il gruppo polifonico di Ossidiana il maestro Tito Fiorenzo Benetti
ha messo a disposizione la sua didattica e la sua arte per insegnare
la tecnica del canto.
Fiorenzo,
a quando risale la tua passione per quest’arte?
Fin da bambino ho cantato: mi piaceva esprimermi così e mi risultava
facile e gratificante impegnarmi, partecipando a vari concorsi, sempre
con il pieno appoggio dei miei genitori. Poi iniziai lo studio del pianoforte
e successivamente del canto, fino al Diploma in Musica Corale e Direzione
di Coro, specializzandomi ed affinando le conoscenze tecniche e didattiche
con vari maestri in Italia ed all’estero.
Sappiamo che ora ti dedichi alla duplice carriera: cantante
e direttore di coro.
Sì, vocalista e cantante in molti gruppi, oggi sono controtenore
in “L’Homme Armè”, gruppo cameristico di Firenze
che esegue musica dal Medioevo al Barocco. Come direttore di coro la
mia esperienza di venticinque anni mi ha portato a dirigere cori sia
in Italia che in Austria, Francia, Lituania, Cecoslovacchia, Ungheria....
e la prossima estate sarò in Asia.
Ma anche la didattica è sempre stato per me un settore molto
interessante a cui ho dedicato studi ed energie.
Cosa insegni ai tuoi allievi e quali obiettivi ti proponi?
Il piacere personale di cantare bene!
Quindi insegno la tecnica del canto, dove respirazione, emissione del
suono, intonazione, timbratura, tessitura, interpretazione vanno a dare
energia vitale al canto.
Ed anche il piacere di cantare bene assieme! Oltre alla soddisfazione
di migliorare le proprie abilità canore e musicali, c’è
la gratificazione di vedere il proprio lavoro e le proprie attitudini
concretizzarsi nella concertazione di brani a più voci.
Come consideri il rapporto fra la tecnica e l’espressività?
Chi canta deve dare la giusta espressione fin dal primo momento; a volte
risulta limitante curare prima tutta la tecnica e poi dedicarsi all’espressività.
Questi due elementi devono svilupparsi, crescere di pari passo, integrandosi
di continuo ed arricchendosi vicendevolmente.
Personalmente sono molto esigente per ciò che riguarda la tecnica
e curo questo aspetto con rigore e costanza, perché lo “strumento”
voce sia potenziato e utilizzato al meglio, ma attenzione, la tecnica
serve per arrivare a dare maggior sicurezza, piacere e soddisfazione
in chi canta, ma non è mai fine a se stessa. L’espressività
è l’anima delle manifestazioni umane, ci permette di dire
ciò che sentiamo e di comunicarlo, e riuscire in questo con la
voce, con il canto, con la polifonia per me è una grande soddisfazione.
Ma quando sei pienamente soddisfatto di un’esecuzione?
...quando chi canta ci mette l’anima, come quando ascolti, non
so, Bach, Ravel, Stravinskij, Mozart e senti... ma anche qui ad Ossidiana
ho le mie piccole grandi soddisfazioni, quando vedo i progressi, quando
percepisco di essere riuscito a trasmettere il senso di questo lavoro,
di quest’arte e sento che chi canta ci mette l’anima.
Penso sia un modo piacevole quello di imparare a fare musica e ad esprimersi
attraverso il canto, spaziando tra i vari generi musicali dal medioevo
fino ai giorni nostri: valorizzare le proprie doti vocali con lo studio
e l’esercizio, ma anche con la consapevolezza che non si è
mai arrivati, con l’umiltà e la tenacia di riprovare, di
cercare di migliorare, di confrontarsi in un gioco di appoggio e stimolo
con gli altri del gruppo, con la disponibilità a sviluppare costantemente
l’ascolto. E qui parlo di ascolto di sé per una maggiore
consapevolezza, degli altri per potersi affiatare adeguatamente nel
canto d’insieme, ma anche dei “grandi” che hanno fatto
la storia della musica e del canto!
Gianni Gastaldon
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