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OSSIDIANA
TIME 5 newsletter semestrale di Ossidiana Centro Culturale e di Espressione settembre 1996 terzo anno |
Il
piacere che viene dall’ascolto di una narrazione Creare suggestioni con le fiabe |
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![]() Pensiamo al fascino che esercita ancora su di noi l’immagine del poeta latino che declama il suo carme ad alta voce, o più ancora quella dei trovatori, in particolar modo i provenzali, o più vicino a noi il ricordo del povero questuante che gira di stalla in stalla, gazzettino vivente e creatore ambulante di storie e di visioni, naturalmente in un periodo in cui la società delle immagini date è ben lontana da venire - e questo periodo in Italia finisce col dopoguerra e l’avvento della televisione- La fiaba, in particolar modo, è nata per il bisogno innato dell’uomo di fantasticare o di passare il tempo, semplicemente, ma anche perché con le sue metafore è sempre stata un efficace mezzo per insegnare qualcosa. La fiaba è sempre riuscita a dare delle spiegazioni fantastiche ma soddisfacenti dell’ esistenza umana e sovente ha fornito delle ragioni credibili a chi voleva dimenticare le ansie ed i dolori di un’esistenza spesso stentata e grama. La fiaba è stata anche mezzo di potere, atta ad incutere timore oppure è divenuta semplice mezzo in mano a poveri vagabondi per ingraziarsi ricchi e potenti: quante ricche mangiate ci sono nelle fiabe che vengono dalla tradizione contadina, e quante fiabe lasciano intravvedere, a consolazione dell’umano vivere, l’esistenza di una Giustizia o di una Felicità possibile. Quante fiabe cercano di spiegare semplici fenomeni naturali o più complessamente hanno funzioni consolatorie od educative...comunque sia, quello che della fiaba è veramente l’elemento magico è la sua capacità di creare suggestioni, visioni, immagini. Chi come me ha avuto la fortuna di ascoltare qualche vecchio nel Veneto raccontare delle storie di diavoli, salvanèi (o salbanèi), o anguane, o donne furbe e mariti gabbati, con quelle modalità e sonorità, che in una società amplificata e riempita di rumori e parole vane sono andate perdute, e con quella gestualità povera e lenta, che negli anni della fretta è stata soppiantata dai tic e dai movimenti senza senso della nevrosi, si renderà sicuramente conto di quale bene sia andato perduto con la perdita della narrazione, dell’affabulazione. Ogni vecchio che muore non è solo un archivio di ricordi e di cultura che se ne va, ma è un prezioso gigantesco contenitore pieno di parole, suoni, sussurri e respiri che va inesorabilmente perduto. Ecco il senso del mio laboratorio di narrazione e ricerca sulla favola, un laboratorio dove metto a disposizione la mia esperienza di attore e di “cercatore” di fiabe popolari, per recuperare quel mondo interno a noi, mondo fatto di suoni e immagini, che il caos, il traffico, lo stress, la televisione, la discoteca, la non cultura o la falsa cultura etc etc etc hanno a poco a poco involato dal corpo, dalla voce e dall’anima. Pino Costalunga |
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L'intervista a |
Quali strade
ti hanno portato ad essere un’esperta nella corretta pronuncia
della lingua italiana? |
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